Classicità radiofonica

Spesso - mi pare - si dà per scontato che una emittente radio a vocazione culturale debba primariamente trasmettere musica "classica". Io personalmente, quando realizzo un programma radiofonico, non mi pongo il problema se le musiche di cui tratto siano classiche o meno; e in realtà mi piacerebbe se chi richiede musica "classica" ad oltranza, innanzitutto, si prendesse la briga di definire l'espressione e indicare quali sono i confini (cronologici, geografici, stilistici) oltre i quali essa non è più “classica”, e sconfinerebbe quindi in territorio barbaro. In ogni caso, in qualunque modo si gradisca definire la musica “classica”, l'idea di una emittente culturale che proponga di ascoltare solo un genere (in questo caso si avverte la pretesa che quello raccomandato rappresenti la “vera cultura”) è difficilmente condivisibile. Se si vuole una radio monogenere, perché non essere più selettivi ancora e dedicare la programmazione unicamente alla musica operistica, a quella liturgica, ai quartetti per archi o ai mottetti isoritmici? In fondo, se vogliamo essere intellettuali nel senso elitario del termine, cosa c'è di più colto e high-brow del mottetto isoritmico! Dico la verità, se dipendesse da me, le radio culturali trasmetterebbero non solo rock e pop ma anche musica Qawwali, Bhangra, Kronkong, Batak, Jaipongan, Dangdut, Gagaku, + un centinaio di altri generi asiatici, africani e dell'Oceania (senza dimenticare cose di casa nostra come: Grunge, Ambient, Illbient, Acid House, Drum 'n' bass, Eurodance, Hip-hop, Trip-hop, Lounge, Techno, Glam, Industrial Metal, Lo-fi, Dream pop, Psyche Rock, Riot Grrrl). A me pare che una rete radiofonica di intrattenimento possa benissimo limitarsi a proporre un solo genere: quello maggiormente gradito a un certo settore di pubblico; ma non una rete culturale! Questo perché ascoltare musica che piace lo sanno fare proprio tutti e non è l'atteggiamento che distingue la persona che desidera coltivarsi! È invece da persona colta aprirsi a ciò che non piace. È lì che si impara davvero qualcosa. Per questa ragione, spetta ad una rete a vocazione culturale il compito di ritrarre a tutto campo la realtà musicale del nostro tempo. Così facendo, ci aiuta a ricordare che la cultura non risiede tanto negli oggetti sonori esibiti (tutte le musiche sono colte perché esprimono l'orizzonte dell’esperienza vissuta da coloro che le producono e le usano) quanto nella maniera in cui si fruiscono. Esiste una modalità colta, oppure rozza e incolta di ascoltare Brahms; esiste una modalità colta, oppure rozza e incolta di ascoltare i Nirvana o i Genesis. Programmare musica “classica” (in qualunque modo definita) dalla mattina alla sera, vorrebbe dire degradarla a livello di tappeto sonoro (e lo stesso degrado subirebbe qualunque altro genere programmato continuatamente).