Il dimenticato Soffredini
Non sono molti oggigiorno quelli che ricordano Alfredo Soffredini (1854-1923), anche tra coloro che, per mestiere o interesse, frequentano la storiografia musicale. I pochi che lo ricordano, rammentano solo che fu il primo insegnante
di Pietro Mascagni (entrambi erano livornesi).
In effetti, nella seconda metà dell’800 Soffredini era stato un personaggio di rilievo nel panorama musicale italiano. Questo perché egli fu attivo non solo come compositore (autore di numerose
opere teatrali, rappresentate anche in Germania, Inghilterra, Austria e Francia) ma pure come critico musicale. Era poi noto anche per le sue attività editoriali (Gazzetta di Milano,
Natura e Arte) e per aver fondato nella sua natia Livorno quell’Istituto Musicale che, successivamente, prese il nome di Istituto Luigi Cherubini (altro compositore toscano, se pur divenuto successivamente francese). Fu
proprio in quell’istituto che Pietro Mascagni lo ebbe per maestro.
Io ho sempre avuto presente il nome di Soffredini per una ragione alquanto singolare. Mia madre suonava il pianoforte e aveva l’abitudine di coprire la tastiera con un panno. Lo possiedo tuttora.
Su di esso sono ricamate alcune note di Soffredini. Solo tre battute, l’incipit di un brano intitolato “Pensiero melodico”. Ciò mostra bene, mi pare, quanto il suo nome fosse conosciuto ancora
nella prima metà del ‘900 (mia madre nacque nel 1912).
Oggi, tuttavia, nonostante l'aiuto degli strumenti di ricerca informatici, le musiche di questo compositore rimangono ben difficili da reperire. Il brano intitolato “Pensiero melodico” poi, a
seguito di una mia ricerca, addirittura risulta persino inesistente. Povero Soffredini! Pare proprio che il suo destino sia quello di perdurare nell’oblio. Ma forse quello di essere celebrati in
vita e dimenticati, poi, da morti è pur sempre un destino migliore di quello che capita a tanti artisti: ignorati in vita e celebrati una volta morti.