Tango danese e Czarda napoletana

 


Frequentemente mi capita di ascoltare un tango intitolato “Gelosia” scritto nel 1925, sicuramente uno dei più celebri tra i tanti che furono mai composti. La melodia è quantomai suggestiva e facilmente ci porta a immaginare l'America Latina e tante altre belle cose legate a quel mondo lontano e, per noi europei, ancora un tantino esotico. Questo tango ci prende ancor di più da quando, in questi ultimi anni il tango sta vivendo un suo ennesimo periodo di revival.

Eppure, udite udite, questo brano che ci pare la quintessenza della musicalità latino-americana non è stato affatto composto da un autore argentino o dell’America Latina ma, invece, da un uomo del freddo nord, un certo Jacob Gade. Ma, attenzione, non mi confondete questo Jacob Gade con Niels Gade (1817-1890), compositore danese dell'Ottocento di notevole statura e reputazione, specie nei paesi del nord Europa.

Niels Gade era un grosso personaggio, amico di Mendelssohn e poi successore dello stesso Mendelssohn come direttore dell'orchestra del Gewandhaus di Lipsia. Invece no, io mi riferisco ad un altro danese, omonimo, Jacob Gade, nato nel 1879 e deceduto nel 1962. Questo Jacob Gade fu violinista e compositore e compose, infatti, nel 1925

questo tango, “Gelosia”, che divenne e rimane, popolare e celeberrimo tra i “tanghi”.

 

Nel mondo della musica i casi particolari e i paradossi non mancano davvero. Mettiamoci anche questo dunque: uno dei tanghi più celebri che mai siano stati scritti non fu composto da un argentino ma, invece, da un danese, da un uomo del nord, che si supporrebbe assai poco dotato di quel sangue caliente che i latino-americani manifestano tanto bene. Questo è un paradosso che ha un suo corrispondente nella “Czarda” di Vittorio Monti. Anche questo è un caso singolarissimo e altrettanto paradossale. La czarda più nota al mondo non è di un ungherese ma, invece, guarda un po', di un italiano anzi, di un napoletano. Sì, perché Vittorio Monti, nato nel 1868 e deceduto nel 1922, era proprio napoletano verace. Tanto napoletano che suonava non solo il violino, ma anche, naturalmente, il mandolino e per mandolino scrisse un

manuale che ebbe a suo tempo una discreta diffusione.

Vittorio Monti studiò al conservatorio di Napoli e poi nel 1886 si Trasferì a Parigi, dove cercò di aprirsi al mondo e internazionalizzarsi. Ci riuscì benissimo. La sua “Czarda” è tutt'ora, per molti, la czarda per antonomasia. Così come il tango intitolato "Gelosia" di Jacob Gade appare a tanti la quintessenza del tango latino-americano.

 

 

I paradossi musicali come questi sono affascinanti perché mostrano la capacità mimetica che alcuni compositori possiedono, tale da consentire loro di imitare, o meglio di riprodurre perfettamente, lo stile nazionale di paesi nei quali non cresciuti, non hanno abitato e, quasi sempre, di cui  sapevano quasi nulla. Per questa ragione "Gelosia" di Jacob Gade e la Czarda di Vittorio Monti li ascolto sempre volentieri.